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L'importanza di una corretta anamnesi nutrizionale nelle reazioni avverse al cibo: MyVetDiet ti viene in aiuto.


mercoledì 6 luglio 2022


L'importanza di una corretta anamnesi nutrizionale nelle reazioni avverse al cibo: MyVetDiet ti viene in aiuto

Sempre più frequentemente i medici veterinari si trovano a dover gestire problemi gastroenterici o dermatologici in cui il sospetto diagnostico principale è una reazione avversa al cibo.
Le reazioni avverse al cibo (RAC) comprendono tutti gli stati patologici causati dall'ingestione di un alimento, o di un'altra sostanza come farmaci o integratori, che sono normalmente tollerati dalla maggior parte della popolazione appartenente a quella specie


Esistono diversi metodi per classificare le RAC, ma la classificazione utilizzata più comunemente è quella che suddivide le reazioni avverse al cibo in reazioni immunomediate (allergie alimentari) e non immunomediate (intolleranze alimentari).

Le prime sono dovute ad una reazione anomala del sistema immunitario intestinale verso sostanze che normalmente non dovrebbero essere viste dall'organismo come antigeni e sono dose-indipendente. In questi casi sono le proteine alimentari ad essere viste come antigeni e a scaturire la reazione del sistema immunitario. Dopo un primo contatto con l'allergene l'organismo inizia a sintetizzare immunoglobuline che scatenano reazioni avverse all'ingestione di quella sostanza.

Esse possono essere suddivise in reazioni mediate da IgE (ipersensibilità di primo tipo) o in reazioni non mediate da IgE (ipersensibilità di II, III o IV tipo). Nella prima categoria vengono incluse la maggior parte delle allergie alimentari del cane e del gatto e la sintomatologia può comparire immediatamente dopo l'assunzione dell'alimento oppure in maniera ritardata (da poche ore ad alcuni giorni) in seguito al rilascio di citochine da parte dei mastociti attivati dalle immunoglobuline E.

Sulle reazioni non mediate da IgE esistono, ad oggi, ancora poche informazioni ma sembra che, nel cane e nel gatto, siano dovute principalmente a ipersensibilità cellulo-mediate o dovute ad immunocomplessi. Esse sono caratterizzate da una risposta ritardata che può comparire da alcune ore fino ad alcuni giorni dopo il contatto con l'antigene.

Le intolleranze alimentari, invece, non sono dovute ad una risposta immunitaria e possono essere scatenate da diversi tipi di sostanze e da ingredienti che non contengono proteine, come additivi, integratori o farmaci.

Esse possono essere ulteriormente suddivise in tre sottocategorie:
1) Reazioni idiopatiche dovute ad un meccanismo ad oggi ancora sconosciuto che mima una reazione allergica senza, però, coinvolgere il sistema immunitario. Tra le sostanze che possono scaturire queste reazioni troviamo i sulfiti, i nitriti, il glutammato monosodico e alcuni coloranti.
2) Reazioni enzimatiche causate da un difetto enzimatico del tratto gastroenterico. In questo caso i sintomi sono generalmente localizzati in questo tratto e dipendono dalla dose assunta dall'animale. L'esempio tipico è l'intolleranza al lattosio dovuta alla scarsa quantità di lattasi presenti nell'intestino.
3) Reazioni farmacologiche indotte da sostanze farmacologiche presenti negli alimenti come, per esempio, le amine vasoattive. Tra le più comuni troviamo quella dovute all'istamina presente principalmente nel pesce, nei formaggi e negli alimenti fermentati.

A differenza delle allergie alimentari, le intolleranze sono dose-dipendenti e danno una sintomatologia principalmente gastro-enterica.

Le allergie invece sono caratterizzate da una sintomatologia sistemica che spesso comprende anche sintomi dermatologici.

Ad oggi, non esistono dei test laboratoristici validati per la diagnosi di reazione avversa al cibo e il gold standard per poter confermare l'ipotesi diagnostica di RAC è quella che viene definita "dieta ad esclusione".

La dieta ad esclusione consiste nello scegliere una dieta che l'animale non ha mai mangiato.

Essa può essere fatta con alimenti commerciali che contengono proteine idrolizzate oppure con una dieta che contenga una nuova fonte proteica e una nuova fonte di carboidrato che l'animale non ha mai assunto.

L'utilizzo di alimenti con proteine idrolizzate ha il vantaggio di essere pratico per il proprietario e di far assumere all'animale un'alimentazione già completa ed equilibrata.

Tuttavia, queste diete non sempre sono diagnostiche poiché non sono in grado di rilevare tutte quelle reazioni avverse che non sono causate da fonti proteiche.

Inoltre, non permettono di capire quali sono le fonti proteiche adatte e quali sono quelle che causano la reazione avversa.

La scelta, invece, di una dieta con nuove fonti è sicuramente più adatta per effettuare una diagnosi certa, soprattutto nel caso in cui si decida di farla attraverso una dieta casalinga e non tramite un alimento commerciale monoproteico.

Purtroppo, la dieta casalinga ad eliminazione presenta alcuni limiti: essa è poco pratica per il proprietario, è carente in minerali, vitamine e, spesso, in acidi grassi essenziali.

Di conseguenza essa non può essere utilizzata per tutta la vita dell'animale, ma una volta confermata la diagnosi, se si vuole continuare ad usare anche come terapia è necessario che venga correttamente completata ed equilibrata.

Il secondo limite che ha una dieta ad esclusione con nuove fonti mai assunte dall'animale, a differenza di quella con proteine idrolizzate, è l'assoluta importanza che ha l'anamnesi nutrizionale del paziente per la scelta corretta delle fonti da utilizzare.

Per poter impostare una dieta ad esclusione corretta il veterinario deve conoscere tutte le fonti proteiche e di carboidrati che l'animale ha assunto in passato.

Durante la raccolta dell'anamnesi il veterinario deve farsi elencare tutti gli alimenti e gli snack che il suo paziente ha mangiato fino a quel momento tuttavia, troppo spesso, i proprietari hanno usato talmente tanti alimenti e snack differenti che tendono a dimenticarsene qualcuno.

Un modo per ridurre i rischi che questo accada è fare al proprietario un elenco di tutte le fonti proteiche e di carboidrati presenti negli alimenti commerciali, negli snack o usati nelle diete casalinghe e chiedergli se si ricorda se il suo cane o gatto ha già assunto in precedenza, una o più di queste fonti, in maniera da escluderle dall'elenco delle fonti da utilizzare nella dieta ad esclusione.

Per facilitare questo compito al nutrizionista, MyVetDiet nell'aggiornamento pubblicato martedì 28 giugno 2022 ha inserito un'ulteriore novità: sia nella Scheda nutrizionale da far compilare al proprietario, sia all'interno della compilazione della "Visita" ha inserito una nuova sezione dove è possibile selezionare le fonti di proteine e di carboidrati che l'animale ha già utilizzato in passato da un elenco già scritto.

In questo modo diventa più semplice ricordarsi tutte le fonti che l'animale potrebbe già aver assunto in passato e visionare rapidamente quali sono le fonti rimaste da inserire nella dieta ad esclusione.

Quando il veterinario prepara la dieta, se non si ricorda le proteine e i carboidrati già assunti, cliccando con il tasto destro la sezione "visite" e selezionando la voce "Apri link in una nuova scheda", potrà aprire in un'altra pagina del browser la visita nutrizionale già effettuata e visionare rapidamente le fonti già assunte in precedenza senza dover chiudere la pagina della Dieta che sta preparando.


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